Studio CARE-MS II: Alemtuzumab nella sclerosi multipla recidivante-remittente dopo terapia che modifica la malattia
L’anticorpo monoclonale anti-CD52 Alemtuzumab ( Lemtrada ) ha ridotto l’attività di malattia in uno studio di fase 2 in pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente non-trattati in precedenza.
È stato condotto uno studio per valutare efficacia e sicurezza di Alemtuzumab rispetto a Interferone beta-1a in pazienti andati incontro a recidiva nonostante il trattamento di prima linea.
Nello studio della durata di 2 anni, randomizzato e controllato, e di fase 3, sono stati arruolati adulti di età compresa tra 18 e 55 anni con sclerosi multipla recidivante-remittente e almeno una recidiva nel corso del trattamento con Interferone-beta o Glatiramer.
I partecipanti idonei all’arruolamento sono stati collocati in maniera casuale, in un rapporto 1:2:2 e con stratificazione per sito, a ricevere Interferone beta-1a ( Rebif ) alla dose di 44 microg per via sottocutanea, Alemtuzumab per via intravenosa alla dose di 12 mg al giorno oppure Alemtuzumab per via intravenosa alla dose di 24 mg al giorno.
L’interferone beta-1a è stato somministrato 3 volte a settimana e Alemtuzumab una volta al giorno per 5 giorni al basale e per 3 giorni a 12 mesi.
Il gruppo 24 mg/die è stato bloccato per aiutare il reclutamento, ma i dati sono stati inclusi nelle valutazioni di sicurezza.
Gli endpoint co-primari erano i tassi di recidiva e il tempo all’accumulazione sostenuta di disabilità a 6 mesi, rispetto ad Alemtuzumab 12 mg e Interferone beta-1a in tutti i pazienti che avevano ricevuto almeno una dose del farmaco in studio.
Nello studio, 202 ( 87% ) dei 231 pazienti assegnati a Interferone beta-1a e 426 ( 98% ) dei 436 assegnati ad Alemtuzumab 12 mg sono stati inclusi nella analisi primaria.
La recidiva si è verificata in 104 ( 51% ) pazienti nel gruppo Interferone beta-1a ( 201 eventi ) rispetto a 147 ( 35% ) nel gruppo Alemtuzumab ( 236 eventi; rate ratio, RR=0.51; p inferiore a 0.0001 ), corrispondente a un miglioramento del 49.4% con Alemtuzumab.
In totale, 94 ( 47% ) pazienti del gruppo Interferone beta-1a sono risultati liberi da recidiva a 2 anni, rispetto a 278 ( 65% ) nel gruppo Alemtuzumab ( p inferiore a 0.0001 ); 40 ( 20% ) dei pazienti nel gruppo Interferone beta-1a hanno mostrato accumulo sostenuto di disabilità, rispetto a 54 ( 13% ) nel gruppo Alemtuzumab ( hazard ratio 0.58; p=0.008 ), corrispondente a un miglioramento del 42% nel gruppo Alemtuzumab.
Per 435 pazienti assegnati al gruppo Alemtuzumab 12 mg, 393 ( 90% ) hanno mostrato reazioni associate all’infusione, 334 ( 77% ) infezioni (versus 134 [ 66% ] dei 202 nel gruppo Interferone beta-1a ) risultate nella maggior parte dei casi lievi-moderate e nessuna di queste fatali, 69 ( 16% ) hanno mostrato disturbi tiroidei e 3 ( 1% ) trombocitopenia immune.
In conclusione, nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente refrattaria al trattamento di prima linea, Alemtuzumab potrebbe essere utilizzato per ridurre i tassi di recidiva e l’accumulo sostenuto di disabilità.
Adeguate strategie di gestione dei rischi possono consentire di identificare precocemente i principali effetti avversi di autoimmunità secondaria. ( Xagena2012 )
Coles AJ et al, Lancet 2012; 380: 1829-1839
Neuro2012 Farma2012
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